Com’è che i figli riescono sempre a convincere i genitori della loro buona fede, del loro impegno e della loro rettitudine, anche quando è lampante che stanno semplicemente cercando di toglierseli di torno accampando scuse molto spesso poco o pochissimo credibili?
Partiamo subito col dire, per anticipare ciò che verrà di sicuro controbattuto immediatamente e più volte, che no, non sono un genitore; questo però non significa che sia cieca, che non veda come spesso vanno le cose nei rapporti tra genitori e figli – e per alcuni versi godo di un punto di vista privilegiato – e che non possa farmi ed esprimere un’opinione sull’argomento, visto che l’educazione dei ragazzi non è solo una faccenda personale e familiare, ma anche un problema sociale. I genitori che si sentono sotto attacco quando vengono giudicati dovrebbero invece provare a recepire le critiche come costruttive, e a farle proprie per migliorare, se fosse il caso, i propri comportamenti; questo vale per tutte le persone, e non c’è motivo per cui i genitori debbano essere esclusi dalla categoria.
Certo, ci sono critiche e critiche, sia per contenuto che per forma, e naturalmente non sto parlando di quelle cattiverie social, gratuite e per niente propositive che ormai dilagano. Sto dicendo, invece, che se qualcuno muove loro delle osservazioni, queste dovrebbero essere accolte, e fatte oggetto di riflessione prima di offendersi e bollarle come perfidia, maliziosità o, peggio, infamie.
Questa lunga – lunghissima – premessa per affrontare un discorso che mi sta molto a cuore: i ragazzi ci prendono in giro, o almeno ci provano, perché sono ragazzi, è giusto così, e i genitori dovrebbero smetterla di guardarli come se fossero sempre dei bellissimi bambini in cui la malizia non trova posto, in cui tutto ciò che fanno è perfettamente innocente e trasparente: non è così, punto, fatevene una ragione. Anche se l’argomento sembra poco importante, io trovo che in certi casi possa invece diventarlo; mi riferisco soprattutto ad alcune esperienze personali, ma non solo. Giustificare sempre il comportamento dei figli è pericoloso, perché in questo modo non si insegna loro, compito che ogni genitore ha, ad assumersi le proprie responsabilità, dapprima in famiglia, poi a scuola, poi nella società. Risultato: adulti che si sentono sempre in pieno diritto di fare qualsiasi cosa, senza curarsi di quali siano i propri limiti (e ce ne sono) nel mondo e nella convivenza con le altre persone, non abituati ad affrontare rifiuti, delusioni, sbagli.
Certo, non ho scoperto l’acqua calda, ma essendo quotidianamente a contatto con i miei alunni e i loro genitori, mi rendo conto, sempre più spesso, che questo principio non è passato, che i genitori continuano a credere ciecamente in tutto ciò che i figli raccontano loro, senza curarsi di mettere in discussione alcunché, per poi lamentarsi e dare la colpa a qualcun altro se i risultati non sono quelli sperati.
Non sto parlano per giustificare me stessa, per fortuna non sono mai stata il capro espiatorio di fallimenti (scolastici, s’intende). Parlo però delle colpe che quotidianamente sento dare alla scuola, intesa come sistema o nella figura del singolo professore, che regolarmente non capisce i pargoli, che ce la mettono tutta per far fronte alle assurde richieste quotidiane che arrivano dai malefici professori. Loro, i ragazzi, studiano tanto da farsi venire i calli alle mani e perdere la vista, ma i loro sforzi vengono puntualmente vanificati da docenti che non capiscono, né tanto meno ne apprezzano lo sforzo. Insomma, io lo vedo il mio bambino che si impegna, e lui stesso me li racconta, con il poco fiato che gli rimane dopo l’immane sforzo, tutti quei pomeriggi passati sui libri: tutto questo non è giusto. Soluzione: lamentiamoci con i professori (non voglio entrare nel merito delle aggressioni, quelli sono casi per fortuna ancora eccezionali), e se non serve ricorriamo al Tar dopo la bocciatura. Cose grosse, ma che passano da piccole situazioni quotidiane.
Esagero, certo… forse. Non tutti i genitori sono così, bisogna pur dirlo per evitare di essere sommersi da insulti, in modo che ogni buon genitore possa riconoscersi nel papà/mamma severo/a ma giusto/a e additare l’altro come il cattivo. Ma io ne vedo tanti, continuamente, pronti a giustificare i figli e sé stessi.
Consiglio: smettetela, guardate i vostri figli per quello che sono, cercate di far loro capire che non siete lì per farvi prendere in giro ma per aiutarli in caso di bisogno, e siate severi se serve.
Niente psicologia spiccia, tutte queste cose le sapete anche voi; solo esperienza.
E’ una preghiera.